Ultimamente si parla molto di sotto-domini e sotto-cartelle relativamente alla SEO e l’incremento di traffico organico. L’articolo di Moz (che non linko per il bene dell’umanità) ha dato il via alla carrellata, infatti è stato ripreso in tutte le salse, tradotto e a volte (mal)interpretato da molti blog SEO italiani, tuttavia l’unico articolo che reputo degno di nota e che ti consiglio di leggere è quello scritto a Febbraio 2015 da Andrea Pernici.
Oggi non voglio riscaldare la minestra parlando delle stesse cose, voglio invece prendere spunto da questo topic molto ampio per mostrare tutte le alternative possibili che un webmaster ha a disposizione per gestire un sito multi-lingua.
Un sito multi-lingua può usare diverse strutture per suddividere i propri contenuti a prescindere dal CMS e linguaggio utilizzato. Questi setup possono essere adattati a tutti i siti web: WordPress, Joomla, PHP o semplice HTML. Alcuni metodi sono semplici da implementare, alcuni sono costosi da mantenere e altri ancora più economici. In questa guida voglio elencare pregi e difetti di ogni implementazione.
Premessa:
Sebbene si pensi spesso il contrario, non esiste un setup migliore di un altro, esistono solo setup più adatti a specifiche situazioni. A livello di ranking su Google ogni setup, se correttamente implementato, può ambire alla massima visibilità disponibile.
Legenda:
- ccTLD: Country Code Top Level Domain. Domini Locali
- gTLD: Global Top Level Domain. Dominio globale/internazionale
ccTLD | gTLD con sotto-domini | gTLD con sotto-cartelle | Parametri |
---|---|---|---|
Esempi:
|
Esempi:
|
Esempi:
|
Esempi:
|
PRO:
|
PRO:
|
PRO:
|
PRO:
|
CONTRO:
|
CONTRO:
|
CONTRO:
|
CONTRO:
|
Chi lo usa:
|
Chi lo usa:
|
Chi lo usa:
|
Chi lo usa:
|
Valutazioni personali
Quando mi viene chiesto quale setup consiglio mi viene sempre in mente Booking.com. Un gTLD estremamente forte che centralizza backlink e segnali sociali a vantaggio di tutte le lingue. Probabilmente per un sito nuovo serve un pochino più di tempo per rankare localmente ma con una corretta implementazione del rel x-default hreflang (link1 – link2) non c’è nulla da temere. Però ripeto, a livello assoluto non esiste una soluzione migliore delle altre, è solo questione di ambiente sul quale si andrà a lavorare, preferenze personali e conoscenze tecniche.
Infografica
According to Google… Il sito multilingua secondo Google
The first thing you’ll want to consider is if it makes sense for you to buy country-specific top-level domains (TLD) for all the countries you plan to serve…
ccTLD are beneficial if you want to target the countries that each TLD is associated with, a method known as geo targeting.
Let’s say your German content is specifically for users from Germany and not as relevant for German-speaking users in Austria or Switzerland. In this case, you’d want to register a domain on the .de TLD. German users will identify your site as a local one they are more likely to trust.
On the other hand, it can be pretty expensive to buy domains on the country-specific TLDs, and it’s more of a pain to update and maintain multiple domains. So if your time and resources are limited, consider buying one non-country-specific domain (TLD), which hosts all the different versions of your website. In this case, we recommend either of these two options:
Put the content of every language in a different subdomain. For our example, you would have en.example.com, de.example.com, and es.example.com.
Put the content of every language in a different subdirectory. This is easier to handle when updating and maintaining your site. For our example, you would have example.com/en/, example.com/de/, and example.com/es/.
PS: se non sai l’Inglese lascia stare la SEO e torna a scuola!